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TRAVEL

Il Relais del Padel

Campi da padel all’interno di una meravigliosa struttura, il Relais Santo Stefano di Sandigliano, che invita allo sport e al relax. Perché il nostro sport può camminare a braccetto con una bella vacanza. Soprattutto se all’insegna dello charme e dell’eleganza

da Sandigliano (BI), Lorenzo Cazzaniga

3 marzo 2022


Non ho mai conosciuto Ugo Pellegrino. Mai visto. Mai sentito, a esclusione di una breve conversazione telefonica e qualche messaggio WhatsApp, come ormai è divenuta abitudine. Tuttavia, hai come l’immediata percezione che sia una di quelle persone che quando tocca qualcosa, la trasforma in successo. Gli è accaduto con Nuxe, un brand di cosmetica che ha raccolto con «zero clienti e zero fatturato» e rivenduto con una cifra d’affari di svariati milioni, tanto che ora i prodotti (una sorta di elisir di lunga vita per la pelle) sono disponibili in ben 67 paesi, stante quanto dichiarato nel website ufficiale. Una parte dell’incasso, Pellegrino l’ha utilizzata per esaudire uno di quei desideri che tutti vorremmo realizzare: acquistare e ristrutturare un relais, nel suo caso il Santo Stefano, nel suo Piemonte, a Sandigliano, duemilasettecento anime che hanno la fortuna di abitare vicino a quella meraviglia naturale che sono le Langhe, tra buoni sapori e bien vivre, caratteristiche un filo (eufemismo) dimenticate nelle metropoli. Per capirci, siamo a cento chilometri da Milano, cinquanta da Torino, cinque da Biella, la provincia più vicina. Eppure, appena sbarcati, sembra di entrare in a world apart, con una prospettiva esistenziale ben diversa da quella frenetica che spesso ci appartiene, benché l’anima sportiva del buen retiro, offra un giusto mix tra ozio e attivazione, relax e desiderio di sfruttare le opportunità che il luogo concede.

A partire dal padel, of course. Tre campi panoramici destinati a diventare sei, made in Italy grazie alla factory di Italian Padel, coperti e riscaldati, come dovrebbe essere logica e invece è ancora una rarità. La superficie è il Supercourt utilizzato nel World Padel Tour, testurizzato come Dio comanda perché la qualità del servizio è un’ossessione, ancor prima di una priorità. Per questo sui campi non si trovano istruttori improvvisati che stanno cavalcando l’onda e sfruttando l’ignoranza padelistica dei neofiti. Al principio fu Luca Tonetti, maestro che sta scalando la piramide tecnica della nostra federazione; ora è stato chiamato un coach spagnolo, come vuole la miglior tradizione. Ivan Martin Moreno è appena sbarcato da Madrid e ha immediatamente mostrato cosa vuol dire essere nato e cresciuto nella patria del padel, come conferma Nicolò Roman, Club Active Manager del relais  e istruttore federale che, con estremo dono di sintesi, ha riassunto le qualità di Martin: «È di un altro pianeta». Lo dice un ragazzo giovane, atletico e seconda categoria FIT, non proprio un beginner. Però la Spagna ne sforna a vagonate e l’Italia sta diventando l’Eldorado perché la concorrenza non è spietata. E così, il Santo Stefano è diventata la Mecca degli appassionati di questa parte d’Italia e di coloro che desiderano trascorrere un week-end tra padel e tennis (ci sono due bellissimi campi Play-It), buona cucina ed escursioni, un tuffo in piscina e un trattamento deluxe nella Spa (Nuxe, ça va sans dire).

Al Santo Stefano la qualità del servizio è un’ossessione e ti permette di goderti quel giusto mix di relax e sport: padel, tennis, e-bike, piscina e spa. E in camera c’è pure la jacuzzi e una sauna

È quello che mi sono concesso, 24 ore di detox dalla frenesia milanese. Un’oretta e un quarto senza sfidare gli autovelox e mi sono trovato immerso in un’autentica oasi di benessere. Il relais dispone di 67 camere, moderne ma non essenziali, con una ricercatezza nell’arredo che dovrebbe scomodare Architectural Digest. Le dimensioni non sono certo quelle tipiche italiane dove qualcuno vorrebbe far passare il concetto di minimal con i dodici metri quadri di una stanza; al Santo Stefano la voglia di libertà è alimentata dagli spazi concessi, anche nelle camere, dove mi sono ritrovato un’enorme jacuzzi e una sauna (yes sir, a sauna). La vista sulla campagna è puro relax, i campi da padel sono interni alla struttura, i maestri sempre presenti con una reception dedicata. C’è pure un pro shop, curato da quei maniaci del servizio che sono i fratelli Moro, titolari di Ca’ Sport, un punto vendita di Rivarolo Canavese che viene raggiunto perfino dagli appassionati della Liguria, per godere della loro competenza. Insomma, puoi essere l’erede di Bela o un nuovo aficionado del gioco, e qui trovi tutto il necessaire, tecnico e di attrezzatura (main partner, Babolat).

I campi sono di altissima qualità e con uno scenario ben più rigenerante di quello metropolitano. E un’ora intensa e ben organizzata col maestro mi fa meritare il trattamento Vip he mi attende alla Spa…

Tuttavia, per chissà quale misteriosa ragione, decido che la prima avventura non deve essere il padel. Tra le attrazioni della zona, c’è infatti il meraviglioso Santuario di Oropa, dedicato alla Madonna Nera (lascio a Wikipedia il compito della descrizione storica, qui mi limito a ricordare che nel 2003 è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO). Si trova a 1.159 metri e mi informano che ci passa il Giro d’Italia, con un passo di montagna intitolato a Pantani, a celebrare l’impresa del Pirata del 5 giugno del 1999. Per arrivarci, il relais mi mette a disposizione una e-bike che consente la scalata anche a chi solitamente finisce 90 minuti di padel con le gambe a pezzi. Sulla carte potrebbe apparire un’impresa titanica, in realtà la tecnologia delle bici a pedalata assistita (sia benedetto il suo inventore, Gustave Trouvè) rende l’escursione accessibile a chiunque e un dovere per chi soggiorna al Santo Stefano, almeno come preludio alla sessione di padel col maestro, programmata spostando tre match e due lezioni perché la padel-mania ha conquistato anche i piemontesi.

I campi sono di altissima qualità, con un’ottima visibilità (dettaglio non trascurabile) e all’interno di uno scenario ben più rigenerante di quello metropolitano. Nicolò mi sbatte da un angolo all’altro, mi corregge il punto d’impatto della vibora, mi ricorda che la bandeja avrebbe bisogno di un ripasso (e forse qualcosa in più) e che un’ora ben organizzata è più che sufficiente per carpire qualche segreto, correggere un paio di imperfezioni e meritarsi una visita alla Spa, dove mi attende un trattamento da Vip (thanks, Ugo!).

La location è da cinque stelle, con un arredo elegante e funzionale, un personale attento e professionale. Su quel lettino ci resto sdraiato un’ora piena ma avrei allungato oltre le reali necessità, come quando ci si abbuffa per gusto, non per sazietà. Ecco, a proposito, da buoni italiani l’aspetto culinario è tutt’altro che secondario e la proposta del Santo Stefano può soddisfare i palati più esigenti, soprattutto se piacciono le specialità piemontesi (a partire dai loro plin, indimentcabili). L’ambiance è super curato, il servizio impeccabile, con quell’atmosfera che ti avvolge e ti fa sentire a casa, che poi è la sensazione più bella. Perché il Santo Stefano è una location che rapisce, non si fa dimenticare e ti spinge a volerci tornare. Non solo per un match di padel.