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Intervista

One-to-One: Miguel Sciorilli

Abbiamo intervistato il nuovo CT della Nazionale italiana. Ecco come affronterà i prossimi Mondiali. E poi i successi con Belasteguin e Ari Sanchez e il ruolo di coach professionista


Miguel Sciorilli ha uno dei compiti che, sulla carta, appaiono più difficili nel mondo del padel: sedersi accanto alla Leyenda, al secolo Fernando Belasteguin e consigliarlo su ciò che deve fare. Invece, nei prossimi Campionati del Mondo (Dubai, 30 ottobre – 5novembre) dovrà sedere sulla panchina della Nazionale italiana, sua prima esperienza come selezionatore di un team nazionale. Una situazione nuova e perfino curiosa, visto che fin qui i contatti con i giocatori azzurri sono stato inevitabilmente scarsi, considerando che i nostri top player ancora non giocano nei tornei dei principali circuiti. Un gap che Sciorilli sta colmando con una serie di fidati informatori per formulare la lista dei convocati e poi svolgere il ruolo dove sarà probabilmente più efficace: il coach a bordo campo. Perché in pochi sanno leggere così bene le partite.

La scelta della FIT è stata obbligata una volta che si è deciso di interrompere il rapporto con l’ex CT, Gustavo Spector, per incompatibilità personale, non certamente tecnica visto che i risultati raggiunti negli ultimi anni hanno superato anche le più rosee previsioni. In Italia non c’è una figura migliore di Spector, quindi si è pescato all’estero, puntando su un nome con un curriculum importante. Comincia dunque un nuovo capitolo (benché l’accordo tra FIT e Sciorilli sia attualmente limitato al breve periodo) nella speranza di ripetere il buon risultato dell’anno scorso (quinto posto) ma soprattutto di gettare le basi di un progetto futuro che possa consentire di formare giovani prospetti da lanciare nel circuito pro.

Poi abbiamo parlato anche di Bela, Ari Sanchez, coaching e tanto altro ancora.

Come è nata questa nuova avventura con la federazione italiana nel ruolo di selezionatore della Nazionale azzurra?
In maniera molto semplice: mi hanno contattato, sono stato a Roma in diverse occasioni, abbiamo concertato una proposta comune e trovato l’accordo. Tutto molto facile.

L’accordo è solo come selezionatore della Nazionale o si tratta di un progetto più grande, con l’opportunità per i nostri giocatori di fare degli stage tecnici presso la sua accademia a Barcellona?
Per adesso solo come selezionatore, poi potrebbero esserci delle presenze in corsi di formazione, a un simposio o altre attività.

La collaborazione continuerà anche nella prossima stagione?
Per adesso non abbiamo ancora deciso.

È la prima volta che allena una Nazionale: quali sono le sue sensazioni e cosa cambia tra allenare un singolo giocatore e una squadra?
Ho allenato squadre di prima categoria in Spagna con le quali ho vinto diversi campionati, però sono motivato dalla prima esperienza come selezionatore di una squadra nazionale. In questo caso, non credo che la parola giusta sia allenamento: allenare un giocatore nel circuito vuol dire fare un lavoro quotidiano, come selezionatore ci sono invece altri aspetti da considerare, come la scelta delle coppie in base agli avversari, se cambiare considerando i giocatori di destra e sinistra di cui si dispone, se ci sono dei giovani da provare, eccetera, eccetera.

La situazione appare un po’ particolare perché tutti i giocatori italiani conoscono chi è Miguel Sciorilli ma quanto Miguel Sciorilli conosce i giocatori italiani visto che non frequentano il circuito pro ad alto livello?
Ho informazioni sulla maggior parte di loro, non ho bisogno di vederli quotidianamente e ci sono tante persone dalle quali posso trarre ciò che serve. Da questo punto di vista, non c’è nessun problema. Però non voglio parlare dei singoli giocatori fin quando non saranno annunciate le convocazioni.

Pensa che contattare il suo predecessore, Gustavo Spector che ha dato piena disponibilità, potrebbe essere utile per conoscere meglio la situazione della nostra Nazionale?
È un’opportunità che non ho considerato. Sono già in contatto con persone di mia fiducia per avere tutte le informazioni necessarie e onestamente non credo sia una questione così complicata. C’è un gruppo di giocatori che hanno il livello per essere presenti nella selezione e il cui rendimento mi è abbastanza chiaro, però vogliamo creare qualcosa di nuovo contando sull’appoggio di chi è già stato presente.

«Ho informazioni sulla maggior parte dei giocatori italiani, non ho bisogno di vederli quotidianamente e ci sono tante persone dalle quali posso trarre ciò che mi serve. Da questo punto di vista, non c’è nessun problema»

Parlando con vari top player italiani, l’aspetto principale pare essere la sua presenza in panchina durante i match perché in uno sport così tattico come il padel, il coach in campo può fare la differenza: è d’accordo?
Assolutamente. Il lavoro di coach mi appassiona e aiutare i giocatori durante una partita a leggere meglio le situazioni è qualcosa che mi piace e che sono abituato a fare. In generale credo di leggere bene le partite e di saper gestire i giocatori, con l’obiettivo di tirare sempre fuori il meglio da ciascun di loro.

Quali sono le sensazioni nell’essere diventato selezionatore della Nazionale di un altro paese?
Di cognome faccio Sciorilli, tutta la mia famiglia ha origini italiane, i miei nonni erano di Palermo, città che spero un giorno di poter visitare: se fossero ancora vivi, credo che sarebbero orgogliosi di sapere che sono il selezionatore della Nazionale italiana. Per me l’Italia è una seconda patria e viaggio per il mondo con il passaporto italiano: ho un rapporto molto forte con il vostro paese.

Quando usciranno le convocazioni?
Mi stanno comunicando la data precisa e cercando di organizzare un raduno per l’inizio della prossima settimana.

Quanto tempo pensa che servirà per avere un giocatore italiano fisso nel tabellone principale dei tornei dei circuiti internazionali?
È difficile fare una stima. Ci sono giocatori di altri paesi che stanno giocando le qualificazioni ma è complicato rispondere perché dipende da vari fattori. L’ideale sarebbe vedere una coppia tutta italiana in un cuadro principal, però bisogna valutare l’opzione di giocare al fianco di un giocatore di altra nazionalità come spesso accade nel padel professionistico dove ci sono spagnoli con argentini o brasiliani, argentini con svedesi e francesi, e così via. Credo che il livello stia crescendo perché si sta lavorando molto bene e i giocatori hanno un atteggiamento molto professionale. Poi bisogna migliorare la formazione degli allenatori nel proprio paese per continuare a migliorare.

Ari Sanchez e Paula Josemaria

«Di cognome faccio Sciorilli, tutta la mia famiglia ha origini italiane, i miei nonni erano di Palermo: se fossero ancora vivi, credo che sarebbero orgogliosi di sapere che sono il selezionatore della Nazionale italiana»

Chi vincerà questi Campionati del Mondo, Spagna o Argentina?
Due grandi squadre. La Spagna è davvero forte con tante opzioni a disposizione, anche di cambiare coppie. E dovranno escludere dalle convocazioni giocatori di grande livello.

A livello di circuito pro, viene da due straordinarie vittorie come coach di Fernando Belasteguin: a inizio stagione pensava che potesse esprimersi ancora a questi livelli, a 43 anni?
Certamente. Bisogna partire da un concetto: Bela gioca a padel da tantissimi anni ed è stato a lungo numero uno, quindi sa cosa serve per giocare ai massimi livelli e se funzionano alcuni elementi come sta accadendo ora, cioè è in ottima condizione fisica, è fresco mentalmente e tranquillo nella sua vita quotidiana, con un giocatore molto forte al suo fianco può ancora raggiungere grandi traguardi. Bela non ha mai dimenticato come si gioca a padel e questo rendimento non mi sorprende perché è sempre stato abituato a lavorare per rimanere a quel livello. Cosa dovrebbe succedere perché il suo rendimento cali? Che sia demotivato, che non stia bene fisicamente. Però non può dimenticarsi come si gioca a padel! Molti pensano che il padel sia cambiato tantissimo ma è relativo: bisogna comunque giocare secondo determinati schemi e in maniera intelligente.

Com’è allenare Belasteguin?
Per me è qualcosa di naturale perché sono tanti anni che lo alleno. Molti pensano che allenare Bela sia complicato ma, dal mio punto di vista, posso dire che è molto semplice perché è un giocatore che vuole sempre migliorare. Se gli spieghi il tuo punto di vista su quello che dovrebbe fare e lui è d’accordo, stai sicuro che raggiungerà quell’obiettivo. Tanti si chiedono come possa ancora migliorare a 43 anni, ma tutti hanno degli aspetti sui quali possono lavorare. Penso che avere di fronte Bela possa incutere un po’ di timore ma noi lavoriamo insieme giorno dopo giorno, ci rispettiamo a vicenda e tutto accade in maniera spontanea.

Quello che appare incredibile è che Bela era competitivo giocando un certo tipo di padel quando ha cominciato e lo è ancora adesso, in uno sport che naturalmente si è evoluto.
Perché non credo si giochi un padel così diverso! Quando Bela ha cominciato la sua carriera era considerato un super difensore con il miglior lob del mondo e non è cambiato tanto: continua a essere molto solido in difesa e attento tatticamente, sa leggere bene lo scambio e i momenti chiave di una partita. Poi ha migliorato la fase di attacco, con un gioco di volo sempre più efficace, però non ha cominciato improvvisamente a tirare un gran numero di smash vincenti. Però è cresciuto il livello medio degli avversari: Bela continua ad avere un grande lob, ma adesso ci sono tanti che possono giocarlo come lui o anche meglio. In ogni caso, credo che la chiave del successo sia la sua estrema solidità e continuità di rendimento.

«Non sono sorpreso dei risultati di Bela: gioca a padel da tantissimi anni ed è stato a lungo numero uno, quindi sa cosa serve per restare ai massimi livelli. Se è in ottima condizione fisica, è fresco mentalmente e tranquillo nella sua vita quotidiana, può ancora raggiungere grandi traguardi»

Si stanno affermando giocatori come Lebron, Galan, Coello, tutti atleti con un fisico imponente: ci sarà ancora spazio per giocatori come Chingotto?
Partiamo da un presupposto: attualmente giocatori come Chingotto sono ancora molto competitivi. Lebron e Galan sono fortissimi e sicuramente miglioreranno ancora, ma Chingotto è ancora competitivo contro di loro. Ovviamente bisogna avere chiari i propri punti forti e quelli deboli e scegliere un compagno adatto. Però non credo che servirà essere un metro e 90 per diventare un buon giocatore di padel. Anche nel calcio si diceva che avrebbero dominato i giocatori alti e fisicamente molto prestanti, però mi sembra che ci siano giocatori di altra statura che sono diventati fuoriclasse (Sciorilli è un argentino che vive a Barcellona e suppongo ne abbia ammirato uno in particolare n.d.r.). Andhe la Spagna ha vinto un mondiale con giocatori bajitos. Questo accade perché la parte tattica è fondamentale in tutti gli sport.

Il calendario è diventato molto affollato e i giocatori non sono così abituati: è un problema nella programmazione del lavoro?
No, cambiano solo alcuni dettagli. Bisogna adattarsi alle necessità del giocatore: per esempio, Bela ha vinto due tornei consecutivi e ha riposato due giorni, mentre generalmente prendeva solo il lunedì libero. Non ci sono grandi problemi: si può inserire una fase di recupero, una di mobilità fisica, una di fisioterapia. E poi bisogna considerare che lui e Coello stanno mantenendo un buon ritmo di gioco perché giocano tante partite. E questo fa parte dell’allenamento.

Serve anche molta professionalità nella preparazione da parte di un giocatore: quanto è migliorato questo aspetto nel corso degli anni?
Molto. Credo che Bela e Juan (Martin Diaz n.d.r.) siano stati i primi ad avvalersi di un team e adesso è impensabile che un giocatore di alto livello non abbia un fisioterapista, uno psicologo e un preparatore atletico che lo seguano, oltre al coach che viaggia con loro. Non si può essere competitivi senza una buona condizione generale. Certamente la maggior disponibilità economica di cui dispongono i giocatori ha aiutato questo processo. Fino a qualche anno fa, il tipico giocatore che entrava in un tabellone principale doveva fare il maestro per poter sostenere l’attività ed era più complicato investire in queste figure.

In questo momento ci sono due circuiti principali, World Padel Tour e Premier Padel e altrettanti ranking, fatto che crea confusione negli appassionati: quanto sarebbe importante avere quantomeno una sola classifica mondiale?
Preferisco non pronunciarmi su questa vicenda, anche perché non ho altre informazioni oltre a quelle già comunicate. Però capisco che la gente sia confusa da tutto ciò e sicuramente avere in futuro un solo ranking sarebbe opportuno.

Fernando Belasteguin e Arturo Coello

Sotto la sua guida c’è anche Ari Sanchez che, insieme a Paula Josemaria, sta disputando una stagione incredibile: un giocatore di club può imparare di più osservando il padel femminile?
Dobbiamo partire da un presupposto: è vero che si impara osservando e che molti credono che questo riesca meglio guardando le donne perché la palla non viaggia molto veloce. Beh, io penso che queste persone non abbiano idea della velocità di palla che esprimono le migliori giocatrici. Quando Ari e Paula si allenano con degli sparring uomini, giocatori di prima categoria in Catalunya che assicuro essere di ottimo livello, succede che questi non riescano a mantenere il ritmo imposto dalle due ragazze. In televisione non sembra che la palla cammini così veloce, ma non è così. Per esempio, sempre più spesso anche le ragazze recuperano colpi fuori dalla porta e una come Paula è in grado di tirare un por tres dalla linea del servizio: un giocatore di club sarebbe in grado di farlo? Non credo. Guardare i match femminili può essere d’aiuto ma sarebbe meglio farlo con un coach che possa spiegare cosa si può imparare. Per esempio, talvolta le giocatrici pro possono mantenere delle posizioni che sarebbero complicate per dei giocatori di club, una situazione che non andrebbe imitata.

Ari Sanchez è attualmente la giocatrice più forte del mondo?
Lo dicono in tanti ma non deve generare pressione. L’obiettivo è finire la stagione più in alto possibile e chiaramente più in alto possibile significa essere numero uno. Ma è importante esserlo a fine anno, non per un paio di tornei in mezzo alla stagione. La nota positiva è che Ari e Paula hanno un buon vantaggio e quindi dipende da loro: se continueranno su questa strada, è un traguardo che possono raggiungere.

Fino a che età continuerà a giocare Bela?
Lui dice fino alla fine del 2024. Io non lo so, ma lui dice così. 

Bela e Coello si separeranno a fine anno, Paquito e Di Nenno e perfino Chingotto e Tello hanno già annunciato la loro rottura: perché ci sono sempre così tanti cambi di coppia?
Ci sono vari fattori che influiscono nella scelta, a partire dalla delusione se non si raggiungono i traguardi prefissati. Alcune coppie si pongono obiettivi che basta avvicinare; se invece si vuole diventare numeri uno, arrivare secondi non è sufficiente per essere completamente soddisfatti. E col tempo questa situazione stanca. Pensa al calcio in Spagna: al Real e al Barcellona sarebbero contenti di arrivare secondi?

Se poi un giocatore come Paquito decide anche di spostarsi di lato…
Credo accadrà sempre più spesso. È da quando allenavo Carolina Navarro e Cecilia Reiter che sostengo che un giocatore debba saper giocare da entrambi i lati. Se lavorassi nella formazione dei giovani, li allenerei per diventare giocatori polivalenti. Può essere importante anche all’interno della singola partita: se c’è un punto super importante e nello scambio mi ritrovo dall’altro lato, posso perderlo perché non ho la minima idea di cosa fare?

In un contesto del genere, un coach deve diventare anche psicologo.
Personalmente è un aspetto che mi piace tanto. La figura dello psicologo è importante in tutti gli sport di alto livello perché si vince con la testa. Ho appena visto un reportage sulla Formula Uno e l’aspetto mentale è incredibile perché devi saper gestire la pressione, la concentrazione, il rilassamento. Non conosco uno sport in cui non c’è tattica di gioco e quindi l’aspetto mentale è fondamentale. Poi nel padel ci sono aspetti da sport individuale e altri che sono assimilabili agli sport di squadra.

Quanto è complicato gestire una coppia di giocatori che hanno due coach differenti?
Serve avere una buona comunicazione all’interno del team. Io so quello che pensano Coello e Paula perché mi confronto sempre col loro coach, Gustavo Pratto. Ci sono situazioni che sono facili da gestire se stai seduto a fianco del giocatore, ma non è lo stesso parlarci al telefono o in video. Ma con un buon feeling nel team si può fare un ottimo lavoro.


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